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Il percorso professionale (1906-1959)

Periodo 1906 - 1919: dagli esordi all'Ospedale Militare Neurologico Italiano per nevrosi di guerra

Il Prof. Gaetano Boschi, nacque a Padova il 19 maggio 1882. Diede prova di grandi capacità intellettive e di studio già dai tempi del Ginnasio, come attestano le valutazioni scolastiche conservate nell’archivio personale donato all’Università di Ferrara, tutte conseguite con lode.
Seguirono gli studi universitari all’Università di Padova dove, formatosi alla Scuola costituzionalistica di Achille De Giovanni e di Luigi Lucatello, grandi maestri che Boschi amava spesso ricordare, si laureò nel 1906.
Conseguita la laurea, si avviò subito agli studi di neuropsichiatria, che iniziò prima come II Medico assistente, presso il Manicomio Provinciale di Ferrara, poi, dopo concorso nel 1908,  come I Medico assistente.
L’anno successivo, nel 1909, ottenne la nomina a Medico Primario al Manicomio Provinciale di Sondrio, appena inaugurato sotto la direzione del dott. Luigi Lugiato, anch'egli proveniente dall’Ateneo patavino. Boschi tornò a Ferrara l’anno seguente, nel 1910, con la nomina a Vice Direttore del Manicomio Provinciale, diretto dal 1893 dal dott. Ruggero Tambroni.
“Perché andò a Ferrara? Perché quell’istituto psichiatrico era allora, sotto la guida prestigiosa di Ruggero Tambroni, una fucina di alienisti, all’avanguardia nel difficile rinnovamento psichiatrico italiano. Non per nulla mio padre (1) rievocando quel particolare momento storico, ha parlato di Psichiatria Eroica”. (2)

(1) Emilio Padovani: Psichiatria eroica. Neuropsichiatria, 22, 1-32, 1966. Dei 22 allievi di Tambroni ben 11 divennero direttori di ospedale psichiatrico.
(2) Cit. Giorgio Padovani: Ricordo di Gaetano Boschi. Neuropsichiatria, 24, 1969

 

Nel 1914 divenne Libero docente in Clinica delle Malattie mentali presso l’Università di Roma.  Dal 1914 al 1916 fu Presidente dell’Accademia delle Scienze mediche e naturali di Ferrara.  Su intuizione e proposta del dott. Emilio Padovani promosse presso tale Accademia le prime “Riunioni Medico-militari”, per trattare, e condividere, problematiche relative alla medicina e alla chirurgia di guerra. Parteciparono, con grande interesse, accademici e ufficiali medici, sia militari che della Croce Rossa di Ferrara e Rovigo. Relatori illustri furono il prof. Alessandro Lustig, anatomopatologo di fama internazionale, ed il prof. Enrico Burci, direttore della Clinica chirurgica dell’Università degli Studi di Firenze.

 

Grazie al prof. Alessandro Lustig, responsabile di una collana editoriale sui “Problemi sanitari di guerra”, verrà pubblicata, per i tipi di Rava Editore di Milano, nel 1915, in anticipo su tutti coloro che come medici erano coinvolti nella Grande Guerra, “La nevrosi traumatica in guerra”. Le intuizioni del prof. Boschi, l’osservazione e i suoi studi clinici su decine di militari, che, inviati ad inizio conflitto nell’ospedale di riserva da lui diretto, evidenziavano patologie nervose mai viste prima, lo portarono ad interessarsi alla cura delle nevrosi di
guerra, ed ai traumi da essa prodotti. Questa fu la prima, non l’unica, delle sue ricerche cui non venne dato adeguato riconoscimento di scoperta scientifica.

 

Richiamato alle armi durante la Grande Guerra, propose, ed ottenne, in accordo con i massimi gradi della Sanità Militare, di istituire il primo Ospedale Militare Neurologico Italiano per nevrosi di guerra a Ferrara, poco fuori delle mura, in Via Comacchio, presso Villa del Seminario (attuale Centro Studi Opera Don Calabria). Ne fu il direttore, con i gradi di Maggiore medico dalla primavera del 1916 fino al 1918. Suoi collaboratori furono gli ufficiali medici Oreste Bonazzi, Andrea Ghillini, Aniceto Nibbio, Corrado Tumiati, Nando Bennati, Vincenzo Neri.

 

Nel 1916, anche in collaborazione con il dott. Nando Bennati, individuò una entità clinica denominata “anafilassi neuropsichica”, una particolare forma di reazione emotiva a traumi psichici che poteva colpire i soldati negli eventi bellici del combattimento. Era sufficiente, in tanti casi, la prospettiva del ritorno alla trincea per suscitare tale disturbo psichico.

 

Alla fine dello stesso anno viene inviato dai vertici della Sanità Militare a dirigere il Centro Neurologico del Corpo d’Armata di Bari e Dipartimento Marittimo di Taranto con i gradi di tenente colonnello medico. Tutte le attrezzature mediche, nonché gli arredi, furono inviate, dopo l’esperienza ferrarese sulle nevrosi di guerra, dal neurocomio di Ferrara a Bari. Le dimensioni di questo ospedale erano notevoli e permisero di organizzare un servizio neuro-radiologico ed un servizio di neuro-chirurgia. Queste furono le prime esperienze di istituzioni che videro la luce anni dopo a Ferrara con la radio-neuro-chirurgia.

 

Periodo 1919 - 1930: dalla Terza Conferenza Interalleata della Sanità Militare al Congresso Nazionale della Società Freniatrica Italiana

Dopo la Grande Guerra Boschi ritornò a Ferrara in qualità di vice direttore del Manicomio Provinciale, e la Sanità militare lo scelse come rappresentante italiano alla Terza Conferenza Interalleata della Sanità Militare a Parigi. Aveva già partecipato, anche come relatore, alle precedenti edizioni. Fu indubbiamente la grande occasione che gli aprì le porte delle note Cliniche di Parigi, che, come la Salpêtrière, erano all'avanguardia, e dove si recherà spesso imparando le fini tecniche dell'indagine semeiologica della scuola del prof. Joseph Babinski, e le speciali tecniche di trattamenti particolari della scuola del prof. Jean Martin Charcot, di cui Babinski era stato allievo e aiuto medico.

 

Boschi venne invitato a tenere una conferenza, come Maestro della medicina italiana, presso la Scuola di
Applicazione alla Sanità Militare di Firenze
. All’interno della Caserma Redi, in origine antico monastero, e al centro del cinquecentesco chiostro maggiore del complesso fu eretta la grande opera “Monumento dedicato ai Medici italiani caduti in guerra”, realizzata nel 1924 dal noto scultore ferrarese Arrigo Minerbi, che Boschi ben conosceva.

 

Nel 1921 fu Docente incaricato di Clinica delle Malattie nervose a Ferrara, dove, nell'anno successivo (1922) sottolineò per la prima volta la necessità di un approccio culturale combinato tra la clinica e la radiologia, che era agli albori, applicata alla neurologia. Fu la base per lo sviluppo della neurochirurgia.

 

Egli fu promotore e socio-fondatore, poi Direttore, a Padova, località Altichiero, della Casa di Salute “La Salutare”. All’interno della storica Villa Baldin (progetto dell’Arch. Domenico Japelli, lo stesso che disegnò il Caffè Pedrocchi, a Padova), che aveva ospitato anche il Re Vittorio Emanuele III nel 1917. Grazie all’utilizzo di nuovissimi macchinari per la radiodiagnostica, radioterapia, la Casa della Salute fu tra le prime in Europa ad essere stata attrezzata per interventi di neurochirurgia. Dal giugno 1923 si poterono curare diverse patologie, in particolar modo i
tumori cerebrali. Il prof. Boschi, come neurologo, in binomio con il prof. Gianmaria Fasiani, chirurgo, furono in quella sede tra i primi ad eseguire interventi di neuro-chirurgia in Italia.

 

Nel 1923 Boschi conseguì la Libera docenza in Clinica neurologica presso l’Università di Torino e nel 1924 pubblicò una monografia sull’isterismo, venendo, quindi, invitato nel 1925 dalla “Societé de Neurologie” di Parigi, per il “Centenario di Charcot”, dove erano pure presenti i più insigni neuropsichiatri dell’epoca, Babinski, Froment, Soderbergh, Meige, Guillain, Crouzon, Minor, oltre che i nostri Camillo Negro e Giovanni Mingazzini.

 

Già dal 1923 Boschi iniziò le sue ricerche sulla fisiopatologia del liquor cefalo-rachidiano. La conoscenza e lo sviluppo di quella che venne definita, dopo la sanguigna e la linfatica, la terza circolazione. Il neurochirurgo americano Harvey Williams Cushing affermava all’epoca che il liquor cefalo-rachidiano (L.C.R) fosse prodotto solamente dai plessi corioidei, mentre Boschi arrivò a scoprire che la produzione in realtà era ubiquitaria. A Ferrara contribuirono ampiamente a questi studi, a Ferrara, diversi suoi allievi quali Giuseppe Campailla, Ferdinando Barison, Luigi Telatin, Aldo Montemezzo e Maria Cori.

Una delle prime relazioni ufficiali sulle cure dia-cefalorachidiano (D.C.R.),  a seguito della puntura lombare (rachicentesi), venne tenuta dal Boschi al Congresso Nazionale della Società Freniatrica Italiana, a Trento, nel 1927.

Lo studio della funzionalità del liquor cefalo-rachidiano portò in seguito all’indicazione specifica di un metodo di cura, il metodo dia-cefalorachidiano per la cura delle malattie nervose tossinfettive del nevrasse. Questa terapia determinò risultati notevoli in malattie all’epoca incurabili o altamente invalidanti quali la sclerosi a placche, le distrofie muscolari progressive, alcuni casi di sclerosi laterale amiotrofica e paralisi bulbari croniche; risoluzioni complete invece in nevriti di varia tipologia.

 

Grazie al prof. Boschi e al prof. Mario Donati, con l’adesione di diversi chirurghi e radiologi universitari,  fu costituita, nel 1929, a Padova la Società Radio-neuro-chirurgica Italiana, con un proprio statuto che prevedeva la presenza di dieci soci stranieri per ognuna delle tre discipline. Aderirono tra gli altri, insigni accademici, quali Babinski, neurologo, Cushing, chirurgo, Antoine Beclère, radiologo.
Il primo congresso venne organizzato proprio a Ferrara, alla presenza di Jean Barrè, Laskievicz e Sargnon.

Nel 1930, in collaborazione con la dott.ssa Maria Cori, Boschi pubblicò per Pozzi Editore di Roma un trattato illustrato con immagini a colori sulle compressioni midollari.

Nel 1930 divenne direttore, presso l’Arcispedale Sant’Anna di Ferrara, della Divisione di Neuropatologia, da lui stesso ideata e promossa. In Italia a quell’epoca ne esistevano soltanto due , di cui una a Milano diretta dal prof. Eugenio Medea, ed una a Roma diretta dall’insigne prof. Giovanni Mingazzini.
Sempre nel 1930 si tenne a Ferrara il Congresso Nazionale della Società Freniatrica Italiana, organizzato dall’allora direttore del Manicomio provinciale, il prof. Ruggero Tambroni. In quell’occasione il prof. Boschi illustrò in modo dettagliato una casistica neurochirurgica di tumori encefalici e midollari ad esito positivo, alla presenza degli stessi pazienti guariti.
Tra i congressisti, erano presenti eminenti professionisti, quali Ugo Cerletti (che alcuni anni dopo ideò l'utilizzo della terapia elettroconvulsionante per il trattamento di gravi disturbi psichici), Arturo Donaggio e Eugenio Medea.

 

Periodo 1931 - 1942: dalla direzione del Manicomio Provinciale di Ferrara alla cattedra di Clinica delle Malattie nervose e mentali all'Università di Modena

Il 1 gennaio 1931 Boschi fu nominato Direttore del Manicomio Provinciale di Ferrara, succedendo al dott. Ruggero Tambroni.
In tale manicomio, grazie al primo direttore, il dott. Girolamo Gambari, fu pubblicato il “Bollettino medico” dell’istituto con cui si intendeva avvicinare la popolazione, in maniera trasparente, ai metodi di cura, al miglioramento delle condizioni dei pazienti, agli investimenti ricevuti, o a brevi notizie sulle persone ammalate di disturbi psichici e ricoverate nell'ospedale.
Una metodologia trasparente che intendeva opporsi allo stigma della diversità. Sotto la direzione del successivo direttore, il dott.  Ruggero Tambroni,  il “Bollettino medico” venne trasformato ed ampliato in “Giornale di Psichiatria e Tecnica manicomiale”, strumento di divulgazione scientifica molto apprezzato all’epoca anche oltre i confini nazionali.


Con la direzione di Boschi la pubblicazione si ampliò in “Giornale di Psichiatria e Neuropatologia”, sviluppando il binomio psichiatria-neurologia, anch’esso carattere divulgativo delle più recenti scoperte scientifiche basate sull'evidenza.

Tra il 1931 ed il 1936, Boschi fu Docente di Infortunistica presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Ferrara.
Nel 1932 fece le prime scoperte sulla fisiopatologia del mesocefalo, fondendo concetti di psichiatria, neurologia e psicosomatica.  Tali studi porteranno ad una serie di comunicazioni scientifiche sulle ipomeso-cefalie e sulle mesocefalosi.
Nel maggio del 1933 fu relatore, insieme a Henry Claude, patologo, neurologo e psichiatra francese (che nel 1924 aveva dato il proprio nome, la sindrome di Claude, ad una condizione clinica determinata dalla lesione del nucleo rosso a livello cerebrale, quindi una paralisi del nervo oculomotore omolaterale e emiatassia o incoordinazione dei movimenti nella metà corporea opposta) e a Jean Alexandre Barrè, altro clinico illustre francese (che aveva dato il primo nome alla nota sindrome di Guillain-Barrè)  alla 13a Riunione Neurologica Internazionale di Parigi, sul tema delle meningiti sierose ventricolari.

 

Il prof. Gustavo Tanfani, storico della medicina e neuropsichiatra, elogiò i considerevoli risultati della terapia diacefalorachidiana (D.C.R.) nella sua relazione al I° Congresso Internazionale degli Istituti di Cura privati, tenutosi a Budapest nel 1936.
Uno dei metodi di cura D.C.R. applicati dal Boschi nel 1940 fu la pneumoterapia cerebrale. Il metodo D.C.R. fu una delle acquisizioni più importanti nella terapia delle malattie del sistema nervoso. Ancora nel 1952 la si riteneva una delle conquiste più importanti della terapeutica moderna.

Nel 1936 Boschi fu proposto da un gruppo di ventiquattro direttori di istituti psichiatrici, al Ministero della Pubblica Istruzione, a coprire una Cattedra universitaria per riconosciuti requisiti di Maestro Insigne. La nomina arrivò nel 1942 presso l'Università degli Studi di Modena.
Dal 1935 al 1943 fu eletto per la seconda volta Presidente dell’Accademia delle Scienze mediche e naturali di Ferrara

 

Periodo 1942-1957: l'impegno accademico dell'Università degli Studi di Modena

Nel 1942 ottenne la cattedra in Clinica delle Malattie nervose e mentali presso l’Università di Modena.
Nel 1947 fu fondatore della Società di Sociologia Biopsicologica con sede a Rovigo.
Nel 1948 pubblicò il suo “Compendio di clinica neurologica”, rivolto soprattutto agli studenti di scienze mediche.
Dal 1947 al 1950 viene nominato Magnifico Rettore dell’Università di Modena, dove,  dal 1951 al 1957, diresse la Scuola di specializzazione in Clinica Neuropsichiatrica.

 

Periodo 1957-1969: gli ultimi anni a Bologna

Nel 1957 dovette lasciare l’insegnamento per raggiunti limiti di età. Di questa circostanza ebbe successivamente a disquisire in alcuni carteggi, sentendosi ancora molto attivo ed in grado di contribuire alla scienza. Scrisse a questo proposito: “... grazie alla saggezza dei governanti e a senilità aritmetica da anni sono a riposo (!!!)...”.

Nel maggio 1959, da Londra, gli viene inviata la nomina a Membro Onorario della World Parliament Association (World Association of Parlamentarians for World Government), della quale faceva parte già dal 1955.

Dopo il 1961, lasciata la residenza di Palazzo Bevilacqua-Costabili di Ferrara, si trasferì in centro città a Bologna, in un grande attico di un moderno palazzo in Via Marconi, collocando, in un grande appartamento nelle vicinanze, la sua biblioteca, “Il Sacrario”, come era solito chiamarlo. Pur con qualche acciacco dovuto all’età, continuò a produrre e scrivere in ambito sia scientifico che umanistico fino al 1968.

Si spense, a Bologna, all’età di 86 anni, il 19 marzo 1969, venendo sepolto al Cimitero Monumentale “La Certosa” di Bologna.