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Il Centro Neurologico del Corpo d’Armata (Bari) e Dipartimento Marittimo (Taranto)

Le nevrosi di guerra
Il Centro Neurologico del Corpo d’Armata di Bari e Dip.to Marittimo di Taranto

Terminata l’esperienza come direttore del primo Ospedale Militare Neurologico per nevrosi di guerra a Villa del Seminario a Ferrara, sul finire della guerra, la Direzione generale di Sanità Militare volle, nel 1918, ampliare i servizi già esistenti per la cura delle malattie e delle ferite del sistema nervoso.
Istituì nove grandi Centri Neurologici che furono di fatto laboratori sperimentali di medicina sociale.
Il Tenente Colonnello Boschi fu inviato a organizzare e dirigere il Centro Neurologico Militare di Bari e Dipartimento Marittimo di Taranto.

Era un vasto complesso di edifici, di padiglioni distinti, a Bari, a fianco della chiesa russa di San Nicola, meta di pellegrinaggio.
Era composto da tre sezioni, in tre padiglioni distinti: una per infermi organici e neuro-chirurgici; una per infermi; una sezione psichiatrica.
La sezione per infermi organici era la più vasta, ed era fornita di tutti i principali mezzi per l’assistenza e la cura. Tutte le attrezzature mediche, gli arredi, e parti ornamentali presenti, a Villa del Seminario, furono trasportate a Bari, e qui ricollocate.
La diagnostica occupò una delle parti più importanti in quanto era necessario stabilire l’esatta entità e posizione del danno al tronco nervoso e permettere una precisa operazione neurochirurgica di “riallacciamento” per favorire la rigenerazione nervosa ed il recupero motorio.


Importanti furono anche le innumerevoli analisi istologiche dei tessuti anatomo-patogici estratti durante le operazioni. Gli esami elettrici durante l’intervento, o esterni, permisero di stabilire con chiarezza l’efficacia della risposta allo stimolo elettrico, o se la lesione avesse determinato mancanza di eccitabilità.
Per gli aspetti rieducativi e per il recupero della funzionalità erano presenti diversi laboratori ergoterapici come quelli di Villa del Seminario di Ferrara.

A differenza dell’esperienza ferrarese ciò che caratterizzava l’attività a Bari era l’alto numero di degenti che venivano trattati e soprattutto il ricorso alla neurochirurgia, grazie alla combinazione tra l’esperienza neurologica del dott. Boschi e quella chirurgica del dott. Tanfani.
Tra i disturbi più trattati si annoveravano causalgie, disordini funzionali dell’andatura, quadri di sciatica, contratture funzionali della bocca trattate con apparecchi ideati da stomatoiatri, contratture in flessione degli arti inferiori conseguenti a ferite del capo o a seppellimento sotto le macerie, contratture funzionali dovute ad arma da fuoco, altri ancora.

Questa ampia esperienza neurochirurgica consenti al prof. Perrone ed al dott. Tanfani di pubblicare un attento e risolutivo studio di topografia fascicolare nervosa. Lo stesso dott. Tanfani pose le basi dello studio della patologia nell’arte, commentando opere d’arte, sculture e bassorilievi, visitati a Bari.

 

Il pittore russo Alexander Alexeef, che a Bari viveva in una abitazione attigua a quella della famiglia
Boschi, che qui si era trasferita al completo, dipinse un grande ritratto del prof. Boschi, esaltandone la figura longilinea, e nella semplicità dell’uniforme militare, ritratta senza le mostrine da ufficiale.

Finita questa esperienza, nel 1919 Boschi fu nominato relatore ufficiale alla III Conferenza Interalleata per l’assistenza agli invalidi di guerra.

Nel Dopoguerra, si rese subito conto di quanto poco interesse ci fosse per quegli invalidi tornati nelle loro case, privi di un minimo di assistenza e riabilitazione. A queste persone era negato un posto di lavoro, il recupero di una identità sociale, e il recupero del proprio funzionamento psicosociale. L’esperienza medico scientifica maturata a Bari sembrò non interessare nessuno e così le attrezzature mediche furono
smantellate. Ma dove poter ricoverare le persone con nevrastenia, sciatica o disturbi funzionali che abbisognavano di terapie mirate per recuperare una vita più normale? Non certamente al manicomio, poiché il regime manicomiale avrebbe avuto effetti disastrosi. Sia la scienza medica ufficiale che la privata beneficienza
avevano difficoltà nel riconoscere la necessità di nuove istituzioni ospedaliere specializzate in neurochirurgia. Boschi sollecitò l’intervento a più livelli istituzionali, ma si scontrò con l’insensibilità generale.

 

Fu così che nacque in lui il desiderio di portare aiuto a quelle persone che presentavano necessità specifiche e bisogno di aiuto, e, qualche anno più tardi, trovando i necessari finanziatori, realizzò una clinica tra le più moderne e attrezzate in campo
neurochirurgico, continuando il binomio con il dott. Tanfani: fu creata “La Salutare”, casa della salute a Padova.