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La formazione

La laurea, ed i suoi grandi maestri
Le prime esperienze a Sondrio e Ferrara (1906 -1914)

Gaetano Boschi frequentò gli studi universitari all’Università di Padova, dove, formandosi alla Scuola costituzionalistica di Achille De Giovanni e di Luigi Lucatello, maestri che Boschi amava spesso ricordare, e dove si laureò con lode nel 1906.

Conseguita la laurea, si avviò subito agli studi di neuropsichiatria, che iniziò, come II Medico assistente, presso il Manicomio Provinciale di Ferrara, dove per concorso divenne I Medico assistente nel 1908.

Nel 1909 ottenne per concorso la nomina di Medico Primario presso il Manicomio Provinciale di Sondrio, appena inaugurato sotto la direzione del dott. Luigi Lugiato, pure proveniente dall’ateneo patavino.

 

Boschi tornò a Ferrara nel 1910 con la nomina di Vice Direttore del Manicomio Provinciale, allora sotto la guida del dott. Ruggero Tambroni, direttore dell’istituto dal 1893, che lo rivolle con sé a Ferrara.

Ricordando i maestri di Gaetano Boschi, Achille De Giovanni fu titolare della cattedra di Clinica Medica dell’Università di Padova dal 1878 al 1900, nonché preside della Facoltà di Medicina dal 1885 al 1896 e Magnifico Rettore dal 1896 al 1900. De Giovanni fu pioniere di quel costituzionalismo italiano che ebbe una notevole importanza nell’ambito del movimento europeo e americano.
Secondo De Giovanni il valore funzionale dell’organismo e dei suoi organi era determinato, essenzialmente, dalla sua specificità morfologica, ovvero dalla forma del corpo e dei suoi costituenti dipende l’attuazione delle sue funzioni. Il prof. Boschi cercò di applicare alla psichiatria i concetti costituzionalistici appresi dal suo maestro.

 

Luigi Lucatello nel 1899 ebbe la cattedra di professore straordinario di Patologia speciale medica presso l’Università di Padova; divenne ordinario nel 1902 e nel 1916 assunse la direzione della cattedra e dell’Istituto di clinica medica ed in seguito fu preside della Facoltà di Medicina dal 1916 al 1919.

 

Sia De Giovanni che Lucatello proposero a Boschi di rimanere con loro presso l’Ateneo patavino, ma Boschi decise di proseguire il suo percorso specialistico a Ferrara presso il Manicomio provinciale collaborando con il prof. Tambroni.

Boschi descriveva così i suoi primi tempi a Ferrara: “...Molte ore noi giovani medici le passavamo nel laboratorio per le ricerche chimiche ed istologiche... Ma le ore più tipiche del nostro soggiorno di medici le passavamo in quell’aula della biblioteca dove troneggiava a portata di mano Lui, il Direttore, Maestro paterno dei suoi medici, paterno amico... Col malato si conviveva; in parte l’apprendimento clinico assorbiva lo studioso; e in parte perché, ispirati da Lui, sentivamo tutti la cospicuità del compito umano a noi affidato...”.

E poi ancora: “Che il malato fosse per presupposto un matto non ostava: tutt’altro. C’era in lui un essere umano, c’era una persona, e c’erano di più un cuore da riaccendere e un intelletto da rimettere in efficienza; e come lo spirito era tenuto allora in considerazione sovrana, anche i frammenti suoi erano cosa sacra. Non per nulla Tamburini e Ferrari avevano rilevato che la quotazione di una civiltà può essere edotta dal suo culto della psichiatria: appunto perché implica e presuppone il culto dello spirito.”

Boschi descriveva così le innovative attività scientifiche di Tambroni: “Credo si possa affermare che la psichiatria italiana ebbe, in quel periodo densamente evolutivo, dalla Scuola di Ruggero Tambroni un grande contributo. Organo massimo di pubblicazione fu il “Giornale di Psichiatria Clinica e Tecnica Manicomiale”, da Lui plasmato sul precedente “Bollettino del Manicomio Provinciale”, fondato dal predecessore, il prof. Clodomiro Bonfigli”.

 

Quelli erano i tempi degli scambi scientifici con le cliniche tedesche, e anche la Scuola di Ferrara si orientò tra le prime alla nuova psichiatria clinica basata sulle nuove classificazioni di Emil Kraepelin.

Negli anni seguenti vi furono scissioni e fusioni nella ricerca medica che generarono da un lato l’approccio neuropsichiatrico e dall’altro quello neurochirurgico. In questo cambiamento la Scuola ferrarese fu di notevole impulso allo sviluppo in Italia della neuropsichiatria e della radio-neurochirurgia, prima sotto la guida di Tambroni, poi di Boschi. Stessa evoluzione ebbe anche la tecnica manicomiale.

Accanto alla attività professionale, Boschi fu legato a Tambroni anche da amicizia con la sua famiglia, come attestano queste righe: “...E qui mi recavo talvolta, mi rifugiavo, per ritrovar fede nella Onestà, per convincermi insomma che un uomo umano è ancora possibile... specialmente nei giorni sfortunati in cui il caso mi avesse fatti addensare intorno uno sull’altro eventi e figuri da scoraggiare...”

Questi furono i grandi maestri di Gaetano Boschi, le persone che determinarono il suo interesse alla ricerca clinica, al confronto con i migliori studiosi europei, allo studio costante di libri e riviste, alle intuizioni scientifiche che sempre caratterizzarono il suo percorso professionale, sebbene talvolta non comprese e osteggiate.
Determinanti furono questi medici anche nell’influenza del suo carattere, fortemente empatico, umano e ricco di quel carisma supportato dalla sua ampia cultura, sia scientifica che umanistica, che sia i medici della sua equipe, i suoi allievi, e gli innumerevoli pazienti gli riconobbero.