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Il rapporto tra l’architettura e le arti, al centro della XIV Giornata nazionale degli archivi di architettura, sollecita l’attenzione verso uno degli aspetti che, in modo ricorrente, caratterizza i progetti di Carlo Savonuzzi (1897-1973), ingegnere capo del Comune di Ferrara e libero professionista attivo per numerosi committenti. In ognuno dei suoi lavori, dall’ideazione alla realizzazione, si manifesta la sua sensibilità per il dettaglio architettonico e decorativo, le arti applicate e l’artigianato artistico.


Attingendo ai materiali originali del FACS – Fondo Archivistico Carlo Savonuzzi, custoditi presso la biblioteca del Dipartimento di Architettura dell'Università degli Studi di Ferrara, si mettono in luce le modalità con cui Savonuzzi progettava gli edifici, tenendo saldamente sotto controllo il progetto nelle sue linee generali e al contempo anche gli aspetti di dettaglio, spesso approfonditi con specifici disegni a scale ravvicinate, fino alla dimensione reale (1:1), con l’intenzione di curare scrupolosamente non solo gli esiti complessivi delle sue realizzazioni, ma anche gli aspetti più minuti.

 

Il filo conduttore di questo processo è individuato attraverso alcuni temi ricorrenti e fortemente caratterizzanti i progetti di architettura di Carlo Savonuzzi:

  • il dettaglio dei paramenti esterni, con l’abbinamento di diversi materiali, l’accurata definizione dell’impaginato architettonico, della posa degli elementi in laterizio e del disegno di modanature e cornici lapidee
  • le scale, che riescono spesso ad assurgere a pezzi iconici, in grado di caratterizzare lo spazio proprio in corrispondenza dell’elemento distributivo che permette di muoversi nello spazio costruito
  • i serramenti, con precisa attenzione alle soluzioni specificamente individuate di volta in volta e agli abachi riassuntivi di tutti gli infissi esterni e interni da produrre.

La sapiente definizione della forma e del dettaglio di ognuna di queste componenti doveva essere realizzata con accuratezza da parte di maestranze esperte, artigiani in grado di tradurre ogni disegno in un pezzo unico: si tratta spesso di opere in ferro battuto, lavori di falegnameria ed ebanisteria. Non sono rari i casi, pur non documentati in questa esposizione, di coinvolgimento di artisti veri e propri nelle opere di Savonuzzi, quali ad esempio Arrigo Minerbi per la fontana monumentale del Po e suoi affluenti nel Serbatoio dell’Acquedotto in piazza XXIV maggio, o di Giuseppe Virgili, Ulderico Fabbri e Gino Colognesi per le statue all’esterno dell’auditorium del Conservatorio di Musica “Girolamo Frescobaldi”, o ancora del ceramista Pietro Melandri per due sovrapporta nell’atrio di Palazzo Droghetti-Masotti.

Gli elaborati (disegni su carta da lucido e da spolvero, eliografie, fotografie ecc.), ascrivibili al periodo compreso dalla fine degli anni Venti alla fine degli anni Cinquanta del Novecento, denotano anche la variazione di gusto nelle diverse epoche.

 

Un primo nucleo di materiali riguarda il progetto di edifici realizzati entro la metà del secolo:

  • Villino del Conte Aventi a Portomaggiore (1929 ca.)
  • Foro Boario di Ferrara (elaborati del 1928-1930 ca.)
  • Palazzo Sant’Anna in corso Giovecca (elaborati del 1932-1933) con cui si ristruttura e si amplia una parte dell’ex Ospedale Sant’Anna
  • Serbatoio pensile dell’Acquedotto in piazza XXIV maggio (elaborati del 1929-1930)
  • Palazzo Droghetti Masotti in corso Ercole I d’Este (elaborati del 1946-1947).

 

Un secondo nucleo raccoglie alcuni progetti di gusto aggiornato agli stilemi degli anni Cinquanta:

  • Fabbricato Pedroni, Pedra e altri in via Mentessi (1950 ca.)
  • Casa Borgatti in via Bellaria (elaborati del 1953 ca.)
  • Palazzo SADE – Società Adriatica di Elettricità in piazza Santo Stefano (elaborati del 1958 ca.).

Il rimando dalla scala generale a quella di dettaglio dimostra come Savonuzzi intendesse garantire una visione d’insieme nei suoi progetti, nei molteplici passaggi dall’inquadramento urbano al singolo componente: l’accuratezza grafica e le ‘istruzioni’ (particolari, dettagli in scala reale, abachi dei serramenti ecc.) da affidare a impresari e artigiani, per la concreta traduzione dell’idea in materiali quali legno, pietra, ferro battuto, vetro, costituiscono il passaggio necessario per la realizzazione di piccoli capolavori di arte applicata, sapientemente governata sin dalla fase di ideazione.