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Le practicae

Le practicae civiles e criminales sono opere nelle quali i giuristi, specie nei secoli XV e XVI, illustrano il funzionamento della giustizia civile e penale (anche in ambito canonistico come nel caso di Juan Bernardo Diaz). Indirizzate in modo particolare agli operatori del diritto, soprattutto ai giudici, spiegano ruoli, tempi e modalità di svolgimento del processo: quali facoltà e diritti hanno le parti, quali prove possono essere prodotte e che valore hanno, quali decisioni può prendere il giudice nelle varie fasi del giudizio, quali pene infliggere, in che modo e con quali limiti può operare secondo il suo arbitrium.

Le practicae non sono solo una testimonianza delle regole processuali applicate, ma contribuiscono esse stesse alla costruzione di quelle regole.

L’ordo iudiciarius medievale, infatti, ovvero le norme di funzionamento della giustizia, non è definito da una legge scritta generalmente e uniformemente applicata, me è il risultato graduale del riconoscimento di consuetudini di giudizio delle corti locali e del lavoro interpretativo dei giuristi.

MP

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Juan Bernardo Díaz de Lugo, Practica criminalis canonica, Lyon, 1549, in-12° (BGUFe ANTICO L4 Armadio 5 0910), c. [asterisco]1r.

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