Giovan Battista Laderchi
detto «L’Imola» (Imola, circa 1538 - Modena, 1618)
Nato ad Imola probabilmente nel 1538, studia giurisprudenza nello Studio ferrarese, dove in seguito sarà docente (1561). La sua biografia è legata a doppio filo con gli Este. Alfonso II lo nomina avvocato camerale nel 1576, per poi farlo ascendere al grado di consigliere di segnatura nel 1583. Ricopre svariati incarichi diplomatici, tra i quali alcuni assai delicati presso la Curia pontificia romana (1578, 1591). È tra i protagonisti della trattativa per il passaggio di Ferrara allo Stato della Chiesa nel 1598 (la c.d. «Devoluzione»). Il trasferimento nella nuova capitale del ducato (Modena) determina l’apogeo del suo prestigio. Segna in modo marcato la politica del duca Cesare d’Este, assumendo il ruolo di «primo ministro» ante litteram, con tratti persino ‘tirannici’ rispetto a tutti gli altri collaboratori ducali. È responsabile della riorganizzazione degli organi dello Stato dopo la Devoluzione e spinge Cesare ad una politica intransigente contro le autonomie feudali. Muore a Modena il 7 febbraio 1618. La sua opera principale è un volume di Consilia, pubblicato a Ferrara nel 1600.
Per approfondire
Roberto Montagnani, Giovan Battista Laderchi nel governo estense (1572-1618), «Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le provincie modenesi», s. X, 12 (1977), pp. 101 ss.
Carmelo Elio Tavilla, La favola dei Centauri. “Grazia” e “giustizia” nel contributo dei giuristi estensi di primo Seicento, Milano, Giuffrè, 2002, passim
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